Edit Content

Home

Grandi Fotografi, capitolo 2

Robert Capa: L’occhio che ha visto la storia

Le immagini che hanno parlato più forte di mille parole, dai campi di battaglia alla vita quotidiana

Introduzione

 

Avete mai sentito parlare di Robert Capa? Se siete appassionati di fotografia, il suo nome vi suonerà sicuramente familiare. Ma se non lo conoscete, vi assicuro che state per fare un viaggio affascinante nel cuore del Novecento, attraverso l’obiettivo di uno dei più grandi fotoreporter di tutti i tempi..

Allora, partiamo dal principio.

Robert Capa non era il suo vero nome, ma uno pseudonimo che si era scelto insieme alla sua compagna, Gerda Taro. Il suo nome di battesimo era Endre Friedmann, ed era ungherese. Ma la sua storia, come spesso accade per i grandi artisti, è legata più ai luoghi che ha vissuto e alle esperienze che ha fatto che alle sue origini.

Parigi, negli anni ’30, è stata la sua prima casa lontano da casa. Lì ha iniziato a fare sul serio con la fotografia, documentando la vita di strada e i primi segnali di quello che sarebbe diventato un conflitto mondiale.

 

Un occhio per le storie

Quello che rendeva le fotografia di Capa così speciali? Era il suo modo di guardare il mondo, di cogliere l’essenza delle cose.

Non era solo un fotografo, era un testimone. Si buttava nel mezzo dell’azione, viveva le storie che raccontava. Le sue foto non erano fredde e distaccate, ma piene di emozione, di vita.

C’è un’autenticità nelle sue immagini che è difficile da trovare altrove. E poi, c’era il suo stile: un po’ granulare, un po’ sfocato, come se volesse trasmettere l’idea del movimento, del caos, della vita che scorre.

 

Tre foto iconiche

 

Il miliziano spagnolo colpito a morte

 

Questa è forse la foto più famosa di Capa. Ritrae un miliziano repubblicano durante la Guerra Civile Spagnola, colpito a morte.

È un’immagine potentissima, che ha fatto discutere molto.

C’è chi dice che sia stata un po’ inscenata, ma io credo che l’intenzione di Capa fosse quella di mostrare la crudeltà della guerra in modo diretto e senza filtri.

La foto del miliziano colpito a morte contribuì a far conoscere al mondo le atrocità della guerra civile spagnola e a suscitare nell’opinione pubblica emozioni di dissenso forte per quello che stava succedendo.

© Robert Capa

 

Lo sbarco in Normandia

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Capa seguì lo sbarco in Normandia. Le sue foto, leggermente fuori fuoco, trasmettono alla perfezione il caos e la confusione di quei momenti. È come se fossimo lì con lui, a sentire il rumore delle bombe e il fragore delle onde.

Le foto di Capa furono scattate su Omaha Beach, una delle spiagge più contese dello sbarco. La resistenza tedesca era particolarmente forte in questo punto, rendendo lo sbarco estremamente pericoloso per le truppe alleate.

Capa si trovò immerso nel caos più totale, circondato da soldati feriti e morti. Le sue foto trasmettono perfettamente l’angoscia e la paura di quei momenti.

Dopo aver scattato circa 106 foto, Capa inviò i rullini a Londra per lo sviluppo. Purtroppo, a causa di un errore umano, i rullini furono sovraesposti e solo 11 foto si salvarono.

Questa perdita rappresenta una grave lacuna nella documentazione fotografica dello sbarco in Normandia.

Molte delle foto di Capa, che avrebbero potuto fornire un resoconto ancora più dettagliato dell’evento, sono andate perdute per sempre.

Nonostante la perdita di gran parte delle foto, quelle che si sono salvate sono diventate un’icona del fotogiornalismo di guerra.

Le immagini di Capa ci permettono di comprendere meglio le difficoltà e i sacrifici dei soldati che hanno partecipato allo sbarco in Normandia, una delle pagine più nere e cruente del ‘900.

© Robert Capa

 

Picasso e la Gilot

Oltre ai reportage di guerra, Capa ha ritratto anche molti personaggi famosi. Una delle mie foto preferite è quella che ritrae Pablo Picasso con la pittrice, compagna e musa Françoise Gilot, in questo scatto Capa ha catturato un momento di rara intimità.

La fotografia, scattata su una spiaggia assolata, ritrae la coppia in un’atmosfera rilassata e informale. Picasso, con un gesto protettivo, tiene un ombrellone sopra la testa di Françoise, mentre lei lo guarda con un sorriso raggiante.

La composizione dell’immagine è studiata nei minimi dettagli. Le linee diagonali create dalla figura di Picasso e dall’ombrellone conducono lo sguardo dell’osservatore verso i volti dei due protagonisti. La luce naturale, morbida e diffusa, illumina delicatamente i soggetti, creando un’atmosfera intima e quasi sospesa nel tempo.

 

© Robert Capa

 

La storia di come è nata l’Agenzia Magnum

Dopo la guerra, nel 1947, insieme a un gruppo di fotografi rivoluzionari come Henry Cartier-Bresson, David Seymour (Chim) e George Rodger, Capa diede vita all’agenzia fotografica Magnum Photos. L’idea era semplice ma rivoluzionaria: un gruppo di fotografi indipendenti che collaboravano tra loro per mantenere i diritti sulle proprie immagini e garantire una maggiore libertà creativa.

Si racconta che l’idea nacque durante una chiacchierata in un caffè parigino, mentre i fotografi discutevano delle difficoltà che incontravano nel vendere le loro foto alle agenzie tradizionali. Volevano un’alternativa, un luogo dove poter esprimere la propria visione artistica senza compromessi. Magnum divenne ben presto un punto di riferimento per il fotogiornalismo, attirando alcuni dei più grandi fotografi del mondo.

Una storia che si perde nella leggenda è quella che dice che i primi soldi che servivano per creare formalmente l’agenzia furono racimolati dallo stesso Capa in persona che li aveva vinti scommettendo alle corse dei cani.

Conclusione

Robert Capa è morto tragicamente nel 1954, durante la Guerra d’Indocina, ma la sua eredità vive ancora oggi. Le sue foto continuano a essere esposte in tutto il mondo e ispirano nuove generazioni di fotografi.

Capa ci ha insegnato che la fotografia non è solo una tecnica, ma un modo di vedere il mondo, di raccontarlo e di condividerlo con gli altri.

Anche questa volta spero di aver acceso in alcuni di voi la curiosità di conoscere un po’ meglio uno dei grandi maestri della fotografia. per stavolta non resta che salutarvi, dandovi appuntamento al prossimo articolo.

A presto e buona luce

Daniele.

 

“Se le tue foto non sono abbastanza buone,

non sei abbastanza vicino.”

Robert Capa

 

Ti piacciono i miei contenuti?
Leggi gli altri articoli del mio blog personale.